Il delivery hanno cominciato a farlo nel 2016, quando ancora il Covid non c’era e si chiamava semplicemente consegna a domicilio. Gli ortaggi dell’Orto Primofiore partivano dall’ultimo podere di Campiglia e arrivavano a bordo di un Doblò a Piombino e Cecina. Adesso raggiungono quasi tutta la Toscana, da Grossetto e Siena a Prato, perfino a La Spezia e di furgoni ce ne sono due, rigorosamente a metano. All’origine di tutto c’è la scelta di vita di Chiara e Mauro, una scelta che ora, a distanza di anni, rifarebbero sicuramente “anche se si prendono tanti schiaffi in agricoltura e sei in balìa di tutto, ma tanto ti toglie e tanto ti dà. Ora non potrei immaginarmi di vivere in un modo diverso”.

Orto PrimofioreChiara e Mauro, compagni di vita e nel lavoro, hanno poco più di 40 anni. Lei è originaria di Campiglia, lui di Torino. Vivevano a Firenze, lei con un lavoro da restauratrice, lui di programmatore informatico. E’ nel 2015 che decidono di tornare qui, in Val di Cornia, e di prendere in mano l’azienda agricola del nonno con l’aiuto di babbo Graziano. E’ una di quelle storie che piace a noi di Badalì, che racconta l’amore per un territorio, la Costa degli Etruschi, e la scelta di fare qui qualcosa che metta insieme passato e futuro, tradizione ed idee nuove. Come le storie della Pescheria Sapori di Mare di Vada, o del podere La Gualda Vecchia di Monteverdi o delle Farine Pietra Val di Cornia. Tutte unite dallo stesso filo rosso.

Per Orto Primofiore Chiara e Mauro hanno scelto fin da subito la conversione al biologico. “Ma non avevamo la forza di entrare nella grande distribuzione quindi ci siamo affidati al passaparola per la vendita diretta ai privati”. Quindi biologico, a km zero e dal contadino al consumatore. “Abbiamo capito da subito il potere dei social, che rappresentano tutt’ora un bell’impulso: ci fanno conoscere e ci permettono di stabilire un contatto con i clienti”. Ma i social, la pagina Facebook e Instagram, servono anche per dare un messaggio, e educare in qualche modo ad una spesa e ad un consumo che siano più sostenibili e rispettosi della stagionalità e del ritmo della terra.

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Ci si preoccupa del surriscaldamento globale e poi si acquistano i pomodori a dicembre e i kiwi che arrivano dalla Nuova Zelanda

Orto Primofiore“Noi invece cerchiamo di raccontare cosa ci offre la terra in quel periodo, e anche di far capire quando un prodotto è fresco. Che magari non è perfetto a vedersi, ma è buono. Mostriamo la verità, che è un lavoro impegnativo ma ripaga”. Adesso ad esempio è il momento dei porri, “che sono in perfetta forma ma disomogenei nella crescita, quindi se ne trovano di belli bianchi ma anche di corti e verdi, ma son tutti buoni, ma soprattutto dei cavoli, meravigliosi nei loro colori, che però “per la siccità sono maturati tutti insieme e allora lanciamo delle offerte speciali”. #coltoeconsegnato non è uno slogan di marketing, dicono, è una scelta ma è anche una necessità per segnare chiaramente la differenza tra questo mazzo di bietola nella cassetta e quella avvolta nella plastica che si trova sui banchi.

Orto PrimofiorePerchè lavorare in agricoltura significa essere in balìa di tanti fattori. “Siamo in balìa del cielo prima di tutto, del troppo caldo, del troppo freddo, della grandine. E anche del momento storico. Adesso ad esempio non è un periodo facile. Quando le persone sono più preoccupate, tendono anche ad essere più distratte quando si tratta di fare la spesa. E magari andare in un supermercato è più semplice che acquistare direttamente dal contadino. Ma il segreto per noi è non fermarsi mai, cercare sempre nuovi canali”.

Non si fermano mai, o quasi, Chiara e Mauro, “perchè la terra ti chiama tutti i giorni e magari le ferie le dobbiamo fare quando si riposa anche l’orto”. Ma non sono soli. Lei si occupa della programmazione dei cicli colturali, dei rapporti con i clienti e della distribuzione; Mauro della logistica. Poi c’è babbo Graziano, pezzo grosso di tutta l’azienda, che lavora la terra e segue le semine. “Ma da soli non potremmo farcela. Abbiamo una squadra di persone che sono con noi dall’inizio, altri che si sono aggiunti in corsa, e che sono fondamentali”.

Orto PrimofioreE anche collaborazioni. Come quella con un laboratorio biologico, Tuscany Food, che si occupa, insieme a Chiara, della trasformazione delle materie prime in “altro”. Un modo per utilizzare al meglio i prodotti di stagione, “soprattutto quando siamo invasi. Come succede con le zucchine in estate”. E allora ecco pesto di zucchine, zucchine in agrodolce, zucchine sott’olio, vellutate di zucchine, una in particolare, la vellutata bianca dell’orto è una storica ricetta della famiglia di Chiara. L’Orto Primofiore fa molto di più che coltivare e vendere verdure: insegna a mangiarle dando suggerimenti nelle storie di Instagram #cometicucinilorto. Gnudi di cavolo nero e pecorino o gnocchi di broccoli , o un’infinità di zuppe colorate. Anche i più “carnivori” cederebbero.

Orto PrimofiorePer provare basta andare sul sito Orto Pimofiore Garden Shop, scegliere cosa ordinare e dove ricevere. C’è un calendario con i giorni di consegna nelle varie zone, le cassette miste vanno da 10 a 18 euro, ma è possibile anche ordinare sfuso dalla lista degli ortaggi disponibili, pasta e farina e prodotti speciali. Un paio di clic e il contadino arriva a casa con un carico di verdure biologiche, locali e soprattutto buone!