ansia
Seguendo Mark Twain possiamo notare che le tragedie raddoppiano quando capita di confondere i pensieri con la realtà. Allora non siamo più in grado di distinguere un piano di realtà dai nostri pensieri e credenze. Sì, perché la prima cosa che credo sia utile ricordare per migliorare il nostro rapporto con l’ansia è che i pensieri non sono fatti.

Anche se, va ammesso, capita che i pensieri abbiano una tale forza che ci è difficile non credergli. A volte crediamo ai nostri pensieri come a dei precetti infallibili. Li alimentiamo attraverso le sensazioni fisiche e le emozioni che i pensieri sono in grado di generare, così che troviamo qualcosa che li conferma. In questo modo nasce la cosiddetta profezia che si autoavvera.

Andiamo a cercare nelle nostre sensazioni o nella realtà (ad esempio nelle reazioni degli altri) la conferma delle nostre idee e, quando ci sembra di trovarla, ecco fatto, la nostra credenza è stata confermata. In questo modo pensiero e realtà vengono fusi e confusi e si riattivano schemi di funzionamento cognitivo, corporeo, relazionale e comportamentale disfunzionali. Schemi che possono essere attivati e a loro volta attivare uno stato di ansia.

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Ci sono tanti modi di dire ansia.

C’è l’ansia da separazione, l’ansia di parlare in pubblico, l’ansia di affrontare un colloquio di lavoro, un esame, l’ansia di non farcela, l’ansia che le cose vadano male, di non trovare una soluzione, l’ansia di rimanere soli, di sentirsi spersi e altro ancora.

Ma partiamo dall’inizio. L’ansia è un’emozione, o meglio uno stato psicofisico complesso, che ci parla di aver paura della paura, una paura senza oggetto. Quando siamo ansiosi siamo concentrati a trovare una soluzione a quello che pensiamo non saper affrontare, siamo sbilanciati sul futuro e togliamo la nostra attenzione dal presente, così facendo ci neghiamo la possibilità di prendere in mano la situazione e occuparci di noi stessi in quel momento.

ansiaUno stato d’ansia si può manifestare con elevati livelli di disagio emotivo, sintomi somatici, compromissione nella vita quotidiana, pensieri intrusivi, condotte di evitamento (distrazione, uso di sostanze, tentativo di sopprimere i pensieri, sport eccessivo, isolamento e così via), insonnia, incapacità decisionale.

Da un punto di vista fisiologico troviamo che il sangue viene dirottato verso i muscoli che servono al movimento, c’è un aumento del tono muscolare, tachicardia, tachipnea o iperventilazione, pallore, blocco della digestione, i sensi aumentano la loro vigilanza sull’ambiente e su stimoli esterni.

Da un punto di vista cognitivo c’è un focus attentivo ristretto, come se osservassimo solo un piccolo spazio della nostra esperienza, può accadere di incorrere in una valutazione distorta di una minaccia in assenza di un pericolo reale, possiamo mettere in atto meccanismi di distorsione, attraverso processi di catastrofizzazione sul futuro.

Quando siamo in presenza di questi sintomi ci possiamo fermare (intendo anche fisicamente) e chiedere di che cosa abbiamo bisogno per tornare in una sufficiente sicurezza.

Ad esempio potrebbe essere di aiuto mettersi seduti in un luogo dove ci sentiamo al sicuro, possiamo fare una passeggiata nella natura o in un parco, oppure possiamo disegnare, ascoltare la musica e altro ancora. L’essenziale è che mentre lo facciamo siamo lí presenti a noi stessi, che la nostra attenzione sia lì con noi e non persa da qualche parte. Abbiamo bisogno di un’attenzione presente ma morbida.

Ristabilire il livello adeguato di sicurezza è il primo passo da fare e, a questo scopo, in studio con i pazienti usiamo le pratiche di grounding, di radicamento. Si tratta sia di radicamento sui propri piedi e sulle proprie gambe, sia di radicamento nella realtà. Il fine è diventarne più consapevoli della propria esperienza e poterla fronteggiare con più padronanza di sé, dopo aver lavorato sulla propria possibilità di sentire e di esprimersi. Sì, perché l’ansia, abbiamo detto, è paura della paura, in particolare paura di sentire, di sentirsi. In studio, usiamo anche la Mindfulness che, coinvolgendo intenzionalmente le funzioni mentali superiori di attenzione, consapevolezza, gentilezza amorevole e compassione favorisce la regolazione emotiva attraverso l’inibizione corticale del sistema limbico (il sistema delle emozioni).

l’ansia è il timore che nella nostra vita non accada il bello.

Inoltre è importante anche poter dare un significato a quanto sta accadendo e provare a trasformare, in modo che sia migliore per noi, la nostra esperienza e i nostri pensieri su noi stessi e sul mondo, provando così a conquistare più capacità di gestire le situazioni.
Quando abbiamo paura di non trovare una soluzione a qualcosa che per noi è un problema i nostri tentativi possono essere fallaci proprio perché stiamo cercando una soluzione muovendoci senza uno scopo specifico e senza occuparci realmente dei nostri bisogni.
È la frustrazione eccessiva di questi bisogni che ci porta a entrare nel loop dell’ansia, dove emergono schemi di funzionamento corporeo e schemi cognitivi maladattivi. In pratica quando siamo ansiosi non riusciamo a capire cosa ci sta succedendo e cosa potremmo fare per soddisfare i nostri bisogni e allora si riattivano i nostri schemi abituali di risposta.

ansiaPer uscire da questo loop allora possiamo fermarci. Usare la Mindfulness, il grounding e lavorare sui processi cognitivi è un tentativo di ritornare a se stessi e accendere nuovi percorsi (cognitivi, relazionali, corporei) che ci permettano di fare esperienza della realtà e di aprirci al piacere e alla gioia.
Sì, al piacere e alla gioia. Perché l’ansia nelle sue varie forme credo che ci parli di questo, abbiamo timore che il bello nella nostra vita non accada. Abbiamo paura e allora cerchiamo di essere perfetti.

Chiediamoci invece se fermarci, osservare meglio ed eventualmente cambiare quello che è nelle nostre possibilità senza perseguire la perfezione ci può aiutare a essere imperfetti ma felici.

 

Giada Perini è psicologa, laureata in Psicologia Clinica e riabilitazione e in Filosofia, psicoterapeuta in formazione presso la Scuola di specializzazione Cognitivo-Evoluzionista (ecco come l’abbiamo conosciuta!). A lei abbiamo chiesto di tenere una psicorubrica su Emozioni e Relazioni

Se avete domande, spunti di riflessione, curiosità per la nostra Psicorubrica scrivete a: redazione@badali.news