cristiano militello cecinaCecina è pronta ad accogliere la versione Spring dell’Overtime Festival, il Festival nazionale del giornalismo, del racconto e dell’etica sportiva. E tra i protagonisti assoluti ci sarà Cristiano Militello. L’appuntamento da non perdere è sabato 7 giugno alle 21, in piazza Guerrazzi: Cristiano presenterà il libro “Giulietta è una zoccola forever”, intervistato dal giornalista (e amico) Nicola Calzaretta (ingresso libero fino ad esaurimento posti). Una serata che si annuncia spumeggiante, tutta da ridere.

Un appuntamento cult per sportivi e non

cristiano militello cecinaCristiano, la passione per il calcio come è nata?
È nata dagli ingredienti tipici di chi era ragazzino negli anni ‘70:
– L’album delle Figurine Panini: il nostro instagram, la nostra quotidianità con le icone dei calciatori, da sfogliare e risfogliare, biografie da imparare a mente, di tanti calciatori di allora mi ricordo anche i luoghi di nascita, paesi spesso mai sentiti, resi immortali dai natali dati a un terzino del Vicenza;
– Il Subbuteo: il calcio da tavolo, la nostra Playstation, ai giocatori in miniatura c’era chi dipingeva le magliette a mano per personalizzarle; diventavi allenatore-giocatore, c’era strategia, tecnica e rapidità d’esecuzione e poi c’era questa cosa quasi mitologica che per anni il campione del Mondo è stato un pisano
– “90° minuto” la domenica pomeriggio, il programma che per primo ti faceva vedere le sintesi in tv dopo un’ora e mezzo dalla fine degli incontri (tutti di domenica alle 15), se penso che oggi puoi vedere in diretta – e rivedere quando vuoi – anche la Serie B finlandese mi viene da piangere. Prima dell’avvento di Youtube il tifoso per vedere i gol aveva solo poche contate possibilità: lo stadio, “90°” alle 18.20, “Domenica sprint” alle 20 su Raidue o la “Domenica Sportiva” la sera dopo le 22, ma essendo “bimbetto” e la scuola al mattino dopo, la visione di quest’ultima era da considerarsi utopica e concessa solo in casi di buona condotta e lode del collegio docente

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cristiano militello cecinaHai giocato a calcio? In che ruolo?
Stranamente, rispetto a tanti coetanei, non ho mai militato nelle squadre cittadine, il mio calcio erano le interminabili partite in piazza San Paolo a ripa d’Arno a Pisa, il nostro Wembley, coi palloni “trinciati” con le forbici da Don Alberto quando finivano di là da lui.
Da adolescente ho cominciato a fare qualche torneo cittadino e, già più grandino, qualche campionato amatoriale. Giocavo soprattutto l’estate, a Preci (Pg) il paese di mia nonna. Ho iniziato in porta, mi è sempre piaciuto, poi gli altri crebbero e io più o meno… rimasi lì, così mi tramutai in difensore abbastanza ruvido e… acrobatico. Una volta presi un cartellino giallo perché per andare a recuperare un pallone finito fuori campo anziché fare il giro, scavalcai la rete con una mossa tipo “Cirque du soleil”. Un solo piede e abbastanza maleducato – il destro – il rapporto col gol praticamente inesistente, una volta a Lucca la squadra mi fece pagare da bere quando riuscii a prendere almeno una traversa!

cristiano militello cecinaDavvero, mai segnato?
Mi piaceva di più non far segnare, tuttavia un anno, nel San Marco, al torneo delle parrocchie, mi schierarono di punta per necessità e siglai un paio di volte, ecco, diciamo pochi ma indimenticabili!

Momenti top della carriera?
Un rigore parato quando difendevo i pali della squadra di Striscia la Notizia e aver marcato Eros Ramazzotti in un match contro la Nazionale cantanti, mi sfuggì solo una volta, dovetti atterrarlo: rigore solare. Allora mi spostarono su Barbarossa, ma andò peggio: mi segnò due gol. Con la squadra di Aria Fresca affrontammo la nazionale Piloti a Lucca ho giocato anche contro il grande Michael Schumacher, io tenevo Jarno Trulli, correva quasi più forte che in macchina, fu un bel duello.

cristiano militello cecinaCon quelli di Aria fresca in campo ci sarà stato da ridere…
Altroché, era impossibile giocare seriamente, a partire da Panariello in porta col cappellino. Poi dagli spalti ci gridavano di tutto. Una volta a Pistoia, la partita finì ai rigori: Walter Santillo (conduttore e autore Rai, anche dell’ultimo Sanremo – ndr) si mise al limite dell’area e, ogni volta che un avversario stava per battere, lui scoreggiava rumorosamente e quello sbagliava! Giuro! Mai riso tanto. Credo di averci rimesso anche un legamento quella sera ma che ghignate…

Altri momenti flop?
A Firenze, altra partita benefica davanti a 30mila persone, finii prima di cominciare; appena entrati in campo l’ex stopper Celeste Pin e l’arbitro Menicucci – riposi in pace – mi fecero uno scherzo da prete, la classica spinta con quello accovacciato alle mie spalle, risultato: ambulanza per Careggi e 20 giorni di collare.

cristiano militello cecinaHai un maschio e una femmina, loro giocano?
Oh loro sì. Filippo è un mancino naturale, tutto tecnico e con gran tiro, una roba da esame del Dna. Ma anche Anna ha giocato due anni: un’acciughina tutta grinta, una specie di Gattuso al femminile. L’anno scorso ha vinto il campionato e poi si è ritirata, così, all’apice della carriera, mica come un Cristiano Ronaldo qualsiasi.

La prima partita vista allo stadio e con chi?
Con mia madre, incredibile a ripensarci. Un’amichevole impensabile per l’epoca: Pisa-Torpedo Mosca marzo 1978. Mi portò in tribuna coperta perché diluviava, ma credo che per lei fu anche l’ultima

cristiano militello cecinaIl popolo della curva, spesso criticato e sotto accusa, ha una ritualità che ancora affascina. Cosa ti piace delle curve e della vita da ultras?
Come prima cosa direi l’energia. In un mondo in cui tutto è sempre più online, smaterializzato e disaggregante pochissime cose hanno l’energia di migliaia di persone che palpitano per la stessa cosa in uno stesso luogo. Da uomo di spettacolo poi direi la parte coreografica, visiva e linguistica. Da sempre – e praticamente in ogni categoria – ogni partita, anche la più scialba, contiene uno spettacolo nello spettacolo, gratuito, esteticamente esaltante, sensorialmente imparagonabile rispetto all’evento seguito sul divano: suoni, canti, colori, boati, riti pagani. L’ultrà è il depositario estremo di questa liturgia, colui che professa il culto in modo ortodosso. Sono affascinato da quelle curve che mantengono l’integrità di una volta, mi ricordano i soldati fantasma giapponesi, quelli che continuavano a combattere la Seconda Guerra Mondiale anche quando era finita da un pezzo.

cristiano militello cecina“Giulietta è una zoccola”, lo striscione che è anche il titolo della tua fortunata saga, è diventato ormai famosissimo. Ma qual è lo striscione che per primo ha colpito la tua attenzione?
Non so se fu il primo ma certamente quello su Giulietta sancì uno spartiacque perché fu il primo striscione di cui si parlò molto: fu la risposta a una provocazione veronese sul Vesuvio nella partita di andata, al ritorno tutti i media si aspettavano chissà che cosa e invece i napoletani se ne uscirono fuori con questo boccaccesco attentato alla virtù di Giulietta, simbolo veronese dell’amore puro. Fino a quel momento (metà anni ’80), nonostante le curve esibissero anche capolavori di ironia, avevano fatto notizia più che altro gli striscioni trucidi secondo il solito paradigma dell’informazione per il quale la cronaca nera ha sempre tirato di più.

cristiano militello cecinaRicordi il momento esatto in cui hai proposto a Striscia la Notizia la tua rubrica Striscia lo Striscione?
Allora vi fornisco uno scoop: non fui io a propormi, fu Striscia a chiamare me. Piuttosto ricordo bene le due volte in cui, in precedenza, avevo proposto altre due rubriche ma ero “rimbalzato”. Dopodiché nel gennaio 2004 pubblicai la Giulietta, antologia degli striscioni più belli degli stadi italiani. Fu un best seller da centinaia di migliaia di copie, sei ristampe, quando ancora si vendevano (e si leggevano) i libri. Il grande successo del volume mi valse la chiamata di un autore che si chiamava Meazza (come il grande giocatore, probabilmente era un segno del destino): “Secondo te ci sarebbe modo di realizzare una rubrica tv che abbia lo spirito del libro?”. Ovviamente non aspettavo altro. E pensare che nel frattempo, con la stessa idea, mi ero anche proposto a “Quelli che il calcio” ma – nonostante l’endorsement del regista Paolo Beldì – non ci credettero. Diciamo che Ricci ci ha visto lungo e che la vita è strana: uscito due volte dalla finestra rientrai dalla porta principale.

Ti hanno mai dedicato uno striscione?
Molto spesso. Ricordo i palermitani che mi scrissero “Militello salutami a ssoreta”. Impeccabile. Chi di saluto ferisce…

cristiano militello cecinaStriscia lo striscione ti porta in giro per gli stadi e il racconto è, ogni volta, surreale ed esilarante. Come scegli le tue ‘vittime’?
A intuito, prima faccio una sorta di rapidissima scansione “lombrosiana”, altrimenti mi faccio incuriosire da una camminata, da un tic, dalla postura, dall’outift, da un accessorio. Diciamo che ogni intervista è una sorta di “gratta e vinci”.

Da quanto è che sei fuori dagli stadi?

L’antenato di Striscia lo striscione andava in onda su una tv privata fiorentina a metà anni ’90, era un blob di interviste e momenti bizzarri che catturavo fuori dagli stadi toscani mentre venivano giocate le partite. Si chiamava “Il raccattapalle”: c’era quello con la schedina che si faceva i suoi calcoli, quello con la radiolina all’orecchio e fidanzata rassegnata al seguito, quelli che non avevano i soldi per il biglietto e seguivano la partita dall’esterno, i bagarini, i bibitari che dialogavano con le forze dell’ordine, i volontari della Misericordia, i porchettari… Insomma, un controcanto della domenica pallonara. Il mio mondo.

cristiano militello cecinaParlare di sport vuol dire parlare anche dei suoi valori. Partendo dai campetti di periferia e dai bambini, qual è l’insegnamento più prezioso da portarsi dietro?
Guarda, con mio figlio siamo freschi di psicodramma: ultima partita decisiva per la vittoria del campionato, lui segna il gol del 3-1 a venti minuti dalla fine, pare fatta ma alla fine hanno perso 4-3. Lacrime. Amarezza. Palestra di vita insomma. Ma il calcio, a differenza della vita, ha quello di bello: dà sempre un’altra possibilità. Forse per un giocatore no, ma per un tifoso c’è sempre un’altra partita, c’è sempre il prossimo campionato.

Tutte le info su Overtime Spring Festival https://www.badali.news/overtime-festival-spring-a-cecina-con-buffa-militello-e-bartoletti/

Overtime Festival Spring Cecina