Il Museo Civico Archeologico “Palazzo Bombardieri” di Rosignano inaugura la mostra temporanea “I bronzi di Pilistrello. 1565-2025“. L’evento si terrà sabato 5 luglio alle ore 18:30 e offrirà al pubblico un’immersione affascinante nella storia di un ritrovamento che ha legato la campagna toscana alle magnifiche collezioni medicee e, infine, al Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
La mostra celebra i 460 anni (1565-2025) dalla singolare scoperta che ha portato alla luce tre preziose statuette in bronzo due raffiguranti Ercole e uno la Concordia. Come descritto da Giorgio Vasari, queste opere esposte nella Tribuna degli Uffizi, erano tra “le più preziose gioie ed altre delizie onorate e belle che abbi il Granduca“, a testimonianza del loro valore e della loro importanza nelle collezioni granducali.
Una scoperta “quasi” casuale e un giallo storico / Il racconto della scoperta, avvenuta il 1° maggio 1565 nella località Pilistrello, è avvolto in un velo di mistero e riportato in due lettere indirizzate a Cosimo I de’ Medici. Inizialmente, due butteri (mandriani) al servizio di Marcantonio trovarono frammenti di un antico vaso di rame. Pochi giorni dopo, alcuni contadini furono colti in flagrante mentre cercavano altri reperti, e fu allora che emersero le due figure di Ercole e la statua di Concordia. La mostra esplora le due versioni di questo ritrovamento attraverso le lettere originali di Francesco Galganetti da Colle, ufficiale di Rosignano, e di Andrea Tartaglia (Andrea Colleschi da Palaia), capitano mercenario e supervisore della Maremma. Mentre Galganetti enfatizza la scoperta in sé, Tartaglia solleva dubbi sulle intenzioni dei contadini e racconta di come i funzionari comunali di Rosignano, Bondino di Banti e Girolamo di Domenico, si impossessarono dei bronzi, inviandoli poi al Duca. Le lettere rivelano anche dettagli affascinanti sul luogo del ritrovamento, tra cui la menzione di “cierti fondamenti apresso di muraglia” che potrebbero essere i resti dell’antico Castello di Pilistrello, attestato nel 994 d.C.
Il contesto: la lingua silenziosa dell’archeologia / “I bronzi di Pilistrello” offre anche una profonda riflessione sull’importanza del contesto archeologico. Come spiega il testo della mostra, “senza il contesto, il reperto è muto, un semplice oggetto bello ma privo di significato storico”. I bronzi di Pilistrello sono un raro esempio di reperti medicei con una provenienza ben documentata, permettendo di ricostruire la storia del loro ritrovamento e del luogo d’origine.
Poggio Pilistrello, un modesto rilievo calcareo tra il botro Gonnellino e il fiume Fine, era in età ro-mana un territorio di confine tra l’ager Pisanus e l’ager Volaterranus. Qui sono stati rinvenuti frammenti di ceramica a vernice nera, testimonianza di insediamenti passati, e in epoca ottocentesca, il poggio è stato sede di una cava di travertino (Calcare di Castelnuovo). Le potenti mura citate da Tartaglia e l’ipotesi di un castello medievale rendono Pilistrello un sito di grande interesse archeologico e storico.
Ercole e Concordia: icone di forza e armonia / La mostra presenta per la prima volta a Rosignano le tre statuette bronzee: Ercole bambino che strozza i serpenti (metà II secolo d.C.), raffigura l’eroe in un atto di forza e predestinazione. Il mito racconta di come il piccolo Ercole, figlio di Zeus e Alcmena, strangolò i serpenti inviati dalla gelosa Hera, moglie di Zeus, dimostrando la sua straordinaria, innata forza fisica.
Ercole bibax (il “gran bevitore”) metà II secolo d.C., mostra Ercole in un momento di svago, associato al vino e ai piaceri della vita, un’immagine di “Ercole dopo la fatica” che si concede il meritato riposo. Concordia, personificazione dell’unione politica e degli affetti familiari, la figura femminile seduta sul trono, databile anch’essa alla metà del II secolo d.C., simboleggia l’armonia e la stabilità, valori fondamentali nella società romana. Il culto di Ercole era diffuso in tutto l’Impero, venerato come protettore di viaggiatori, commercianti e pastori, spesso in santuari situati lungo le vie o in aree di confine – un legame simbolico che risuona con la posizione di Pilistrello.
Dalla Tribuna degli Uffizi al Museo Archeologico di Rosignano / Le statuette, una volta donate a Cosimo I de’ Medici, entrarono a far parte delle prestigiose collezioni medicee e furono a lungo esposte nella celebre Tribuna degli Uffizi, la “camera delle meraviglie” progettata da Bernardo Buontalenti. Questo spazio iconico, concepito come uno scrigno di conoscenza, ospitava capolavori d’arte, oggetti preziosi e curiosità naturali. I bronzi di Pilistrello, insieme a opere come la Chimera d’Arezzo e l’Arringatore, sono poi confluiti nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze, e ora finalmente tornano, per la prima volta, a “casa” al Museo Archeologico di Rosignano.
Un’occasione eccezionale per scoprire la storia di questi straordinari reperti e il fascino del loro contesto.
Per informazioni:
0586 724288 – palazzobombardieri@comune.rosignano.livorno.it