tenuta di ghizzanoIl verde delle colline, a perdita d’occhio, che si riflette sulle facciate delle case di via di Mezzo. Piccola opera d’arte a cielo aperto (non a caso diventato ‘tela’ per David Tremlett, artista, fotografo e scultore britannico, naturalizzato svizzero) che ha imparato a convivere con turisti e curiosi mantenendo comunque la sua dimensione di quiete. Siamo a Ghizzano, nell’entroterra pisano intorno a Peccioli, qui la famiglia Venerosi Pesciolini produce vini che raccontano il territorio dosando tradizione e innovazione. Storia di generazioni (dal 1370 ad oggi) e di energie prevalentemente femminili.

Ecco il nostro “Provato per voi

La Tenuta di Ghizzano, guidata da Ginevra Venerosi Pesciolini, comprende circa 280 ettari di terreno, di cui circa 18 sono dedicati alla vigna, 15 all’oliveto, circa 100 a seminativo, producendo principalmente grano e cereali, e infine circa 150 ettari a bosco e pioppeti. Agricoltura naturale, biodinamica e biologica. Dall’alto della torre medievale della splendida villa della famiglia i confini della tenuta si stagliano all’orizzonte, abbracciano con dolcezza le colline intorno al borgo. Poi c’è il giardino all’italiana. tenuta di gjizzanoIncantevole, anche d’inverno. Lo si può visitare, esattamente come la cantina storica. Basta navigare un po’ sul sito e scegliere il percorso giusto.

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Noi abbiamo optato per l’Esperienza Blu, due ore che culminano, appunto, con la visita alla cantina tra botti e anfore e la degustazione di 5 vini abbinati un tagliere di prodotti locali. Guida assolutamente perfetta: Luciana, ghizzanese doc, dipendente della Tenuta (“qui siamo ci sentiamo tutti come una famiglia”) con grande esperienza in quella che si chiama accoglienza, imparata in giro per l’Italia, dalla Val d’Aosta in giù, per poi tornare a casa.

tenuta di ghizzanoPartiamo dalla fine. Noi ci siamo portati a casa una bottiglia di “Via Di Mezzo”, vino biologico rosso, prodotto in edizione limitata (tutte le 1468 bottiglie sono numerate a mano e identificate con nome e cognome del nuovo proprietario in un registro). Composto unicamente con Sangiovese, facendo uso di uve del territorio, è affinato in anfora, strumento che assicura un’evoluzione in modo del tutto naturale. Dopo questo passaggio, il vino rimane poi per altri 18 mesi in bottiglia. Le caratteristiche? Quelle di un rosso dai toni caldi, avvolgenti e di solida struttura.

tenuta di ghizzano

In degustazione, oltre al Via di Mezzo:

Mimesi, un vino che è un progetto. Il nome è stato scelto perché in letteratura e arte classica indica il desiderio di imitare la natura, la sua perfezione, il suo equilibrio. Una ‘filosofia’ che ha portato alla scelta di usare per l’affinamento in anfore di coccio pesto. Processo che per il vermentino in purezza, quello che abbiamo ‘degustato’ noi, avviene in anfora di Terracotta Tava sulle fecce fini (per 4 mesi).

Ghizzano Igt Costa Toscana, vino che ha “introdotto” l’azienda nei wine bar, enoteche e ristoranti di tutto il mondo. È ottenuto da uve Sangiovese con una piccola percentuale di Merlot, provenienti prevalentemente dai vigneti più giovani della Tenuta. Vino fresco, fruttato, di grande bevibilità.

Veneroso Doc Terre di Pisa, vino storico dell’azienda e anche il più rappresentativo. Prima annata di produzione il 1985, uve Sangiovese con una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon, è diventato con il tempo un punto di riferimento per la zona vitivinicola da cui nasce.

Nambrot ovvero il vino di ricerca della Tenuta di Ghizzano. Nasce con l’annata 1996 da uve Merlot e si evolve negli anni come blend insieme al Cabernet Franc e al Petit Verdot, prende il nome dal fondatore della famiglia Venerosi, che si chiamava Nambrot e che visse nell’ 830.

tenuta di ghizzanoMa non è tutto. C’è anche l’olio extravergine di oliva bio toscano della Tenuta di Ghizzano, che abbiamo assaggiato sul pane (dopo aver spolverato i taglieri di salumi e formaggi). È ottenuto da olive Frantoio, Razzo e Leccino raccolte tra la fine di ottobre e la metà di novembre e proviene da agricoltura biologica.

Da comprare, infine, e portarsi a casa, anche i ceci pisani, il farro e la pasta con le materie prime biologiche e biodinamiche.