ubaldi pantaniEsiste un momento in cui è necessario fare i conti con i propri personaggi. Raccontarli e raccontarsi senza ‘maschere’. Per Ubaldo Pantani il momento è adesso. Anche se ci pensava già da qualche anno, quattro per l’esattezza, ma la pandemia e gli impegni avevano chiuso temporaneamente il progetto in un cassetto.

Il 15 marzo “Born in the Solvay” inizia, finalmente, il suo cammino. E lo fa da dove tutto è partito.

Un luogo simbolo: Rosignano

Io sono un uomo di frontiera, quella tra Pisa e Livorno. Vengo dal paese di Ponteginori, che nessuno sa realmente dove sia. Né i pisani né i livornesi, che si fermano a Sassoscritto. Il campanilismo è di fatto impossibile. Mio padre e i miei zii lavoravano alla Solvay. Era un mondo a parte, una bolla incredibile, espressione di quel capitalismo che ti porta dalla culla alla tomba. Il villaggio globale prima del villaggio globale. Un marchio di fabbrica, per me e per tanti. È da lì che inizia il viaggio del sale da cui ho preso spunto per ripercorrere il mio, di viaggi. Estratto dalla società chimica Solvay, il sale viene indirizzato nelle tubazioni in direzione Rosignano e qui viene trasformato nel mitologico bicarbonato i cui scarti regalano l’illusione delle spiagge caraibiche. Da sale a prodotto commerciale, andando verso il mare come si addice ad ogni viaggio dell’eroe”.

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Ubaldo PantaniIl risultato di questo ripensarsi è uno spettacolo comico puro, mix di personaggi sconosciuti – quelli del paese – e celebrities di cui Pantani svela genesi e matrice, raccontando tanto di sé. Uno spettacolo scritto con Carlo Conti e Simone Tamburini: “Con lui ho preparato il mio primo provino in tv. È il mio autore di riferimento da sempre. Da quando da bimbetti con una telecamera di fortuna ci divertivamo a fare la parodia della Domenica sportiva, imitando tutti i personaggi possibili. Un Quelli che il calcio prima che qualcuno lo inventasse”.

“Quando avevo 7/8 anni – prosegue Pantani, pronto a sbarcare in prima serata all’interno di “Belve” di Francesca Fagnani- replicavo in camera mia le imitazioni di Sabani, poi ho iniziato a divertirmi con le imitazioni dei tifosi del Ponteginori e i personaggi del paese. Piero Giannini è un esempio tra quelli che presento nello spettacolo: un innesto tra il babbo di un mio compagno di squadra e uno zio che oggi non c’è più. Un mashup tra i tanti che mi accompagnano”.

L’anteprima a Peccioli (la scorsa estate al Festival 11 Lune) è stata la prova generale. Adesso tutto è pronto per il tour toscano, cui seguirà dalla prossima stagione quello nel resto della penisola.

ubaldo pantani15 marzo Rosignano Teatro Solvay
13 aprile Pisa Teatro Verdi
14 aprile Pistoia Teatro Manzoni
15 aprile Firenze Teatro Puccini
5 maggio Lucca Teatro del Giglio
6 maggio Grosseto Teatro Moderno

La regia di Born in the Solvay è di Gianluca Del Carlo, lo spettacolo è distribuito da LEG srl.

I biglietti sono già in vendita su Ticketone, gli spettacoli avranno inizio alle ore 21.00

Tutte le informazioni qui

UBALDO PANTANI

ubaldo pantaniAttore, storyteller, comico e imitatore. Allievo di Giorgio Albertazzi al Laboratorio d´Arti Sceniche di Volterra, ha interpretato inizialmente ruoli drammatici con il Teatro Sant’Andrea di Pisa. In tv è da anni protagonista di programmi comici sulle reti Rai (tra cui “Quelli che il calcio” per 12 edizioni) e Mediaset (il ciclo Mai dire, con la Gialappa’s Band), principalmente con il ruolo di comico-imitatore, proponendo personaggi di grande successo (Lapo Elkann, Massimo Giletti, Max Allegri, Gigi Buffon, Paolo Del Debbio, Mario Giordano e molti altri).

Al cinema è stato diretto da Giovanni Veronesi, Luca Miniero e Fausto Brizzi. Appassionato di Storia, ha messo in scena numerosi reading di teatro di narrazione e condotto per Rai2 gli speciali per il Giorno della Memoria. Uno di questi, dedicato a Gino Bartali, è diventato uno spettacolo teatrale. Nel 2021 ha ideato e dato voce per storielibere.fm al progetto “Nihao. Un podcast senza plegiudizi”, viaggio semiserio alla scoperta della cultura cinese giunto alla seconda edizione. Con “Born in the Solvay”, si racconta per la prima volta dal vivo, ripercorrendo il suo percorso artistico e personale in un monologo acuto e ironico.