Da vent’anni si occupa dei principali casi di cronaca nera che hanno sconvolto il nostro Paese, fornendo spesso un contributo decisivo nelle indagini e nei processi. Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa, torna a Cecina, domenica sera, sul palco del Festival #Raccontandoci.

roberta bruzzoneL’occasione è la presentazione del suo libro “Versace. Autopsia di un delitto impossibile” (ed. Rai Libri). In questo caso l’autrice veste i panni di una “profiler”, per usare un termine ormai arcinoto soprattutto tra gli appassionati di serie tv crime. “Ho avuto la possibilità di documentarmi in modo diretto: non ci sono ombre nè interrogativi che restano aperti. Nel libro vengono smontati tutti gli scenari complottistici e di coinvolgimento della criminalità organizzata, descrivendoli per quelli che sono, ovvero fantasie”. Quello che invece c’è realmente è la morte di due uomini e un percorso psicologico di un omicida che ha scelto come sua ultima vittima Versace. “Mi concentro sulle sue scelte e sulla sua storia, fin dall’infanzia, su tutto ciò che ha contribuito alla sua discesa agli Inferi, andando anche ad indagare su quanto influiscano su questo dei genitori patologici e disturbati”.

SI TRATTA DI ENTRARE IN EMPATIA CON LE PERSONE, COMPRENDERE I PROCESSI PSICOLOGICI, ANCHE DI CHI COMPIE ATTI DEVASTANTI

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In questo caso le vittime sono uomini, ma spesso, quasi sempre, Roberta Bruzzone ha seguito storie di donne uccise. “La statistica non è un’opinione. Da 20 anni le indagini alle quali ho contribuito avevano nella quasi totalità delle donne come vittime. Perchè sono crimini legati alla sfera relazionale, e quando le relazioni vanno a trasformarsi in maniera malevola, la vittima, con molta probabilità, è la donna”. Si parlerà anche di questo domenica sera nel parco di Villa Guerrazzi. E sarà quindi l’occasione per ripercorrere alcuni dei quei delitti, i più efferati o più misteriosi: il delitto di Avetrana, la strage di Erba, l’omidicio di Yara Gambirasio e molti altri. 

“Non saprei fare una classifica di quelli che mi hanno segnato di più, faccio fatica. In questo momento sono su un caso che mi ha colpito nel profondo, il delitto di di Serena Mollicone, che non cercava altro che giustizia”. Dopo 21 anni dalla scomparsa della giovane, il processo sta per giungere a sentenza e vede 5 imputati di cui 3 carabinieri.

HO SEMPRE COLTIVATO, FIN DA RAGAZZA, L’INTERESSE PER GLI ASPETTI DA RISOLVERE, LE SITUAZIONI DA DIPANARE. E HO SEGUITO QUESTA MIA NATURALE INCLINAZIONE

In questo caso, come in altri procedimenti che hanno riguardato casi di cronaca nera, Roberta Bruzzone è stata interpellata come psicologa forense, dalla magistratura o dalle parti. “In questi anni il mio contributo e le mie competenze sono state sempre effettivamente spese, ma mi rendo conto che rappresenti ancora abbastanza un’eccezione. E che siamo ancora lontani dal considerarla una prassi consolidata, nonostante l’importanza di prendere in considerazione tutti gli aspetti psicologici di un crimine”.

roberta bruzzoneCosa serve per diventare una psicologa forense? “Gli studi, la laurea specialistica. Ma anche competenze e qualità che non si apprendono sui libri. Tanta determinazione e lucidità, la capacità di entrare in empatia con le persone, anche con chi compie atti devastanti, perchè in fondo i processi psicologici sono gli stessi per tutti. Si tratta di saper trovare la chiave di lettura. E di avere tantissima memoria”.

Per comprendere il lavoro di una criminologa, e le chiavi di lettura che Roberta Bruzzone ha trovato in ogni caso che ha seguito, domenica sera nel parco di Villa Guerrazzi, dalle 21.30 con Elena Torre e Fabio Canessa per #Raccontandoci.