Ci sono quei posticini del cuore, quei ristorantini di cui conosci già i sapori ma non vedi l’ora di ritrovarli. Quelli che quando hai una persona speciale pensi subito di portarcerla. La Tana del Drago a Castagneto Carducci è uno di questi.

la tana del drago Ve ne avevamo parlato qualche tempo fa, ricordate? Il ristorantino di Chiara che ha il sapore di famiglia. Beh, questa volta abbiamo deciso di provarlo per voi e raccontarvelo. Le nostre non sono recensioni, ma la voglia di condividere con voi una scoperta. La storia di Chiara e della sua famiglia ci aveva incuriosito, soprattutto la passione e l’entusiasmo con i quali ci aveva parlato dell’avventura in cui aveva deciso di lanciarsi insieme a babbo e mamma in pieno lockdown.

Ho varcato la soglia di questa ex birreria e ho pensato, eccolo. E’ lui

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Così, in una domenica di tramontana, per pranzo siamo saliti a Castagneto Carducci, nel borgo più storico, ai piedi del castello e nei vicoli che portano alla casa di Carducci.

la tana del drago La Tana del Drago è l’unico ristorantino di questa parte alta del borgo. E già arrivarci, a Castagneto, è un’emozione. Lo è per noi, che qui ci viviamo, e ogni volta ci sorprendiamo a guardarci intorno stupiti, come se ogni volta fosse la prima. Figuriamoci chi non è di queste parti. Intanto due raccomandazioni: prenotate, perchè il ristorantino è “ino” davvero, i posti sono pochi, e anche se con la bella stagione si può anche mangiare nel vicolo, conviene sempre riservare. Anche ieri ne abbiamo visti dover rinunciare delusi dopo essersi fatti venire l’acquolina in bocca con il menù.

la tana del drago Seconda raccomandazione: mettetevi comodi e preparatevi a una scorpacciata, non perchè le porzioni siano esagerate ma perchè il menù è ampio e di piatti invitanti ce ne sono parecchi, soprattutto per chi ama la cucina tipica toscana. “E’ vero, con la piccolissima cucina che abbiamo ci diciamo sempre che dovremmo ridurlo ma poi, non so come mai, finisce sempre che aggiungiamo cose nuove!”. In cucina ci sono Chiara e mamma Donatella. “Fondamentalmente facciamo le cose che ci piacciono. E una volta messe nel menù, è un dispiacere toglierle”.

la tana del drago In sala, tra archi con mattoni a vista, pareti a pietra e mobili di legno, hai subito quella sensazione delle case di una volta. Pure il bagno merita! Il fatto che sia così piccolo, lo fa essere ancora più accogliente. L’accoglienza è anche quella dei modi gentili e della cordialità di babbo Alessandro, pronto a raccontarvi piatti, ingredienti e consigliarvi il vino, preferibilmente di piccole aziende locali. Noi ci affidiamo a loro: “Fate voi”. 

 Il vino arriva dalle cantine più piccole o di nicchia, per offrire un’esperienza diversa

la tana del drago Intorno vediamo passare taglieri di affettati che qui rappresentano un must, ma sarebbe stato gioco facile. Il primo antipasto è la “Tartare quenelle chianina nel giardino di sapori”: maionese con latte di soia e zenzero, frutti di cappero e cipolla caramellata fanno compagnia alla “ciccia cruda”. “Le tartare le prendiamo da Ori a Marina di Castagneto, storica macelleria”. Poi il flan di carciofi con crema al pomodoro, riduzione di basilico e cialde di grana stagionato. E già all’antipasto capisci che sei nel posto giusto per il tuo pranzo del cuore.

la tana del drago la tana del drago

Ci sarebbero “Gli scrigni”, i piatti della tradizione, come la ribollita del drago, la trippa alla livornese e la zuppa di cipolle, questi guai a toglierli dal menù. Ma la tradizione è anche nei primi: gnudi al tartufo, pappardelle al ragù di cinghiale, gnocchi zafferano, salsiccia di cinta e porcini. Per noi cappellacci al fagiano con ragù di verdure e pappardelle fatte in casa al ragù. E sbrigarsi a fotografare i piatti perchè un attimo dopo sono spolverati con scarpetta obbligatoria.

la tana del drago la tana del drago

nel menù mettiamo quello che ci piace. Pensiamo spesso di ridurlo ma finisce sempre che aggiungiamo nuovi piatti

la tana del drago

Che non vuoi pure assaggiare uno dei secondi? L’imbarazzo della scelta: coscia di faraona lardellata, filetto di maiale in crosta di pistacchi, guancia di cinghiale con cipolle in agrodolce (“questa è la preferita dei nostri clienti più fedeli”). E dopo averla ssaggiata è diventata pure la nostra! Poi una novità: il cacciucchino di polpo e ceci in umido. “E’ il primo tentativo di mettere un piatto di pesce nel menù”. E noi tifiamo perchè resti, è mare ma si sposa alla grande con il menù di terra.

Il dolce è una fatica dopo tutto questo, ma una volta visto il millefoglie in tavola come fai a non assaggiarlo. Nel frattempo il locale si è svuotato, il servizio del pranzo è finito, noi ci prendiamo il caffè nel vicolo e facciamo due chiacchiere con tutti e tre. Da qui si vede pure il mare.

la tana del drago E dopo un pranzo così, fare due passi nel borgo, e pure la Scala Santa su e giù (anche 3-4 volte, per togliersi i sensi di colpa dallo strappo alla dieta), sono quello che ci vuole. E’ febbraio e persone se ne incrociano poche. D’estate le case si riempono di turisti e pure i vicoli. “E ‘ il primo febbraio che siamo aperti, nei due anni passati i ristoranti erano chiusi”.

Io fossi in voi ne approfitterei per scoprirlo ora questo nostro posticino del cuore, così, prima della ressa.