Giulia QuintavalleC’è una Giulia gentile, sorridente, che cerca le foto e trova solo quelle “in cui siamo in quattro”. E c’è la Giulia determinata che ha fatto di disciplina e autocontrollo le sue armi vincenti. Poi c’è la Giulia che sogna: un Tempio del Judo. “Come in Giappone ma a casa mia”. Rosignano Solvay e dintorni. Giulia Quintavalle, classe 1983, è la prima azzurra ad aver vinto un oro olimpico nel judo. Pechino 2008. A 14 anni di distanza per lei il tappeto è sempre la quotidianità. E anche a lei abbiamo chiesto di unirsi al nostro

#misentobellaquando

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Giulia Quintavalle

Giulia, hai iniziato a 4 anni, hai sposato un judoka e adesso porterai il judo nelle scuole. I valori che ti hanno formato sono gli stessi che proverai a trasmettere ai bambini?

“La mia storia racconta tutto. Eravamo tre fratelli, in casa c’era tantissima confusione. Mio fratello maggiore, che aveva 7 anni, già praticava judo. E mia madre pensò che potesse essere una buona cosa anche per me. E’ stata un’ottima scelta. Lo considero uno dei pochi sport che ti forma anche mentalmente”.

I tuoi bambini (Leonardo, 9 anni, e Zoe quasi 6) li hai già portati sul tatami?

“Subito! Lui ci ha messo di più a disciplinarsi, lei invece ha imparato subito”.

Giulia QuintavalleE se volessero fare un altro sport?

“Non ci sarebbe alcun problema, infatti hanno provato nuoto, tennis… Ma il judo dovrà sempre rimanere la base. Anche perché è un modo per condividere tempo insieme, con mamma e babbo. Il judo ti prepara per qualsiasi altro sport”.

Quando avevi 4 anni c’erano altre bambine con te a fare judo? E adesso?

“Ero una delle pochissime. Ora la prevalenza è sempre maschile ma la forbice si è ristretta”.

Merito anche del tuo oro? E’ stato un punto di svolta?

“Diciamo che nel medagliere, da quel momento in poi, c’è stata una vera rimonta delle donne, anche negli altri sport”.

Come rappresentante tecnico del settore judo nel consiglio nazionale del Coni di cosa ti stai occupando?

“Tanti progetti che la pandemia ha solo un po’ rallentato. E poi alcune questioni importanti, dalle forme governative di sostegno allo sport al riconoscimento della figura dell’allenatore, passando per la formazione. Temi diversi rispetto a quando facevo parte del consiglio nella categoria atleti”.

A livello istituzionale, tra le cariche del Coni, le donne hanno una propria voce?

“Con il presidente Malagò il numero delle donne è aumentato. Io provo fastidio quando sento parlare di quote rosa… preferisco parlare di competenze, che siano rosa o blu poi non mi interessa. In ogni caso, adesso c’è un buon movimento, anche a livello politico oltre che nelle sfide più attese. Certo, siamo gocce… Ma le donne che ci sono si stanno facendo valere”.

Giulia QuintavalleLa palestra, la famiglia, il lavoro con i bambini, gli incarichi istituzionali, il ruolo di allenatore della nazionale giovanile e quello a livello internazionale in rampa di lancio. Nel frattempo hai voluto anche a laurearti. E’ grazie al judo che riesci a portare avanti tutto?

“Mi ha insegnato l’autocontrollo, la disciplina, il rispetto per gli altri e per l’ambiente che ti circonda. La laurea l’ho presa quando ero incinta di Zoe: Scienze Motorie all’Università di Roma. Quando praticavo sport non sono riuscita ma dopo ho voluto completare anche questo percorso, perché non mancasse davvero nulla”.

E il sogno ancora da realizzare?

“Avere un palazzetto stile giapponese nel quale accogliere gli atleti. Qui, sul mio territorio. Un Tempio del Judo. Sarebbe bellissimo. E’ la prima volta che lo dico pubblicamente! Ma è davvero quello che desidero di più. Sarebbe un modo per dare agli altri tutto quello che ho ricevuto io da piccola”.