vada photo festivalLo scorso anno è stata protagonista di una mostra collettiva, in questa edizione 2023 (in programma dal 19 agosto al 9 settembre) Eleonora Carlesi tornerà al Vada Photo Festival per far parte del team che sarà a disposizione di aspiranti fotografi e appassionati per la sezione delle letture portfolio. E il suo sarà un occhio attento e vigile come la sua fotografia, strettamente legata alle notizie di cronaca e all’impegno sociale. Perché lo stile di Eleonora è fatto di scatti che diventano veri e propri reportage, spesso centrati sul tema dei diritti, sulle conseguenze dei conflitti e in particolare sul mondo femminile. Arte che stimola le coscienze, ponendo domande e aprendo porte.

vada photo festivalNata a Livorno (“ad Antignano”), oggi Eleonora vive a Montescudaio. Nel suo percorso da freelance ha collaborato con varie onlus per la realizzazione di alcuni reportage in Italia, Ucraina, Bosnia, Romania. Ha girato il mondo, pronta a vedere ed ascoltare. A Vada si cimenterà con le letture portfolio che si svolgeranno il 19 agosto dalle 9.30 alle 12.30 nella sala conferenze del Centro culturale Le Creste a Rosignano Solvay (via della Costituzione). Le iscrizioni prenderanno il via lunedì 31 luglio, con lei – nello stesso ruolo – ci saranno i ‘colleghi’ Antonella Monzoni, Federico Arcangeli e Valeria Tofanelli.

Come imposterà le sue ‘letture’?
“Personalmente vedo il linguaggio della fotografia come un racconto. Partendo, quindi, da una serie fotografica coerente desidero anche conoscere chi è stato a realizzarla, entrare in contatto con il fotografo. Sapere cosa sia per lui la fotografia, qual è l’anima del progetto… Il mio consiglio? Portare un lavoro appena iniziato o comunque in svolgimento, per ricevere consigli utili, scambiarsi idee”.

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vada photo festivalAll’inizio anche lei si è sottoposta alle letture portfolio?
“Certamente. Sono stati momenti molto formativi. Come formativo è anche ascoltare, assistere alle letture di altre persone”.

I suoi sono temi forti.
“Ho lavorato sulle conseguenze degli eventi di guerra e del totalitarismo, approfondendo per esempio gli stupri etnici in Bosnia. Ho avuto il privilegio di poter varcare la soglia ed entrare in casa di Hassia, la prima donna musulmana che ha denunciato i propri aguzzini dopo che, nella guerra serbo-bosniaca, venne rapita da un gruppo di soldati serbi. Ne è nata un’amicizia e un reportage”.

Come nascono i suoi lavori?
“Vengo colpita da una notizia, da immagini, storie. E decido di approfondire. Mi organizzo, stabilisco contatti e parto”.

Progetti attualmente in cantiere?
“Andare a parlare e conoscere le donne ucraine vittima del conflitto in corso”.

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