Bambini ad alta quota, si può fare? Covid permettendo, è pur sempre periodo di vacanze e c’è chi è in procinto di andare in montagna o sta programmando la settimana bianca. Ecco allora che nei pensieri dei nei genitori si fa strada un atroce dubbio al quale pochi sapranno rispondere: a quanti metri possiamo portarlo e a che età?

Risposte sul web e nelle chat di mamme ne troverete di svariate. “Dopo 2 mesi a 2000 m, dopo 3 mesi a 3000 m, dopo il vaccino (da alta quota?) ovunque, dopo il corso di arrampicata ci va da solo, dopo che la suocera è d’accordo, eccetera”.

bambini ad alta quotaCosa dice la scienza?

bambini ad alta quotaEffettivamente ad oggi non sono disponibili studi sulle malattie d’alta quota tra la popolazione pediatrica e quindi sui rischi di portare un bambino ad alta quota. Un disturbo a cui il bambino potrebbe andare incontro nei primi anni di vita è il male acuto di montagna: malattia causata da una rapida salita in alta quota (al di sopra dei 2500 m). I sintomi? Entro 4-12 ore  aumentata irritabilità, diminuito appetito, possibile presenza di vomito, minor voglia di giocare e difficoltà a dormire.

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Il problema è che al di sotto dei 3 anni di età qualsiasi viaggio in un ambiente nuovo potrebbe provocare sintomi smili, rendendo difficile la diagnosi. A quote più elevate, che ad oggi non è possibile stabilire con precisione, raggiunte rapidamente mediante l’utilizzo di funivie e simili, potrebbero insorgere gravi problemi respiratori (edema polmonare da alta quota) e problemi neurologici (edema cerebrale da alta quota).

Come comportarsi allora?

bambini ad alta quotaSebbene non esistano studi riguardanti la prevenzione della malattia da altitudine tra i bambini, si ritiene ragionevole consigliare una salita lenta e graduale, che permetta un tempo adeguato per l’acclimatazione. Il rischio di male acuto di montagna esiste per salite al di sopra di 2500 m, in particolar modo dormendo al di sopra dei 2500 m; per tanto se fosse necessario, anche se mi resta davvero difficile capirne il motivo, superare tale quota, si consiglia una salita di 300 m al giorno ed il riposo di un giorno ogni 1000 m.

In caso di sospetti sintomi persistenti, portare il bambino a quote inferiori ai 2000 m; mentre in caso di insorgenza di sintomi respiratori contattare i servizi di emergenza medica (112/118).

bambini ad alta quotaE in aereo?

Altro capitolo per le ferie in dei bambini ad alta quota, è l’utilizzo degli aerei.
Sveliamolo subito: anche i neonati possono essere trasportati in aereo, già nella prima settimana di vita. La pressurizzazione dell’aereo infatti consente, nonostante voli ad altezze superiori ai 10.000 m, la presenza di una pressione all’interno della cabina inferiore a quella che si avrebbe ai 2500 m, pertanto non è dannosa per il bambino.

bambini ad alta quotaLe uniche differenze, rispetto alla montagna, si hanno in fase di decollo e in fase di atterraggio, momenti in cui lo sbalzo pressorio può essere contrastato, allattando il bambino, facendogli succhiare il ciuccio o soffiandogli il naso: in questo modo la deglutizione favorisce l’estroflessione della membrana timpanica (“compensa la membrana timpanica”) consentendo la scomparsa del dolore all’orecchio.

Per quanto riguarda invece la sicurezza durante il volo, le compagnie forniscono cinture di sicurezza accessorie in cui il bambino può essere imbragato insieme al genitore, inoltre per i voli a lungo raggio è possibile migliorare il confort richiedendo al personale una culla idonea al volo.

I bambini affetti da patologie cardiorespiratorie ovviamente, prima di avventurarsi in montagna o sugli aerei devono essere sottoposti ad una attenta valutazione medica.

Riccardo Ristori è medico di emergenza urgenza, direttore scientifico di Salvamento Academy, autore di numerosi manuali sul primo soccorso pediatrico che sono alla base di corsi di formazione.
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