Un libro che racconta una generazione, la nostra. Una generazione di “randagi”, la cui unica certezza è che certezze non se ne hanno. Non è una scoperta Marco Amerighi, ma potrebbe esserlo per voi se ancora non lo conoscevate e noi ve lo consigliamo. Vittorio Cotronei ha letto per noi il suo ultimo romanzo.

Marco Amerighi (Pisa, 1982) è originario di Serrazzano (Comune di Pomarance) e ha frequentato il Liceo Classico di Cecina. Laureato in Letteratura spagnola, ha conseguito un dottorato in Letterature straniere moderne. Vive a Milano, dove lavora come traduttore letterario per varie case editrici. Le nostre ore contate (Mondadori 2018) è il suo primo romanzo. Nel 2019 con i Zen Circus pubblica Andate tutti affanculo, edito Mondadori.
Del 2021 è Randagi (Bollati Boringhieri) da pochi giorni segnalato al Premio Strega 2022 da Silvia Ballestra.

un libro che fa sorridere e commuovere

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Marco Amerighi è scrittore vero: il suo “Randagi” è una storia come tante narrata in maniera sublime, con un linguaggio ricercato, a tratti scintillante. È la storia di Pietro Benati, ragazzo senza particolari qualità, offuscato dalla stella del fratello, “T”, a cui al contrario riesce bene ogni cosa, dal calcio alla matematica, e ha persino successo con le ragazze, materia che al contrario, Pietro non maneggia con particolare destrezza. Pietro vive in una Pisa onirica, disegnata dalla soffice penna di Amerighi, insieme alla sua particolare famiglia composta dal “Mutilo”, padre scommettitore incallito, Tiziana, la madre apprensiva, il nonno e naturalmente il fratello “T”, suo punto di riferimento.

Ciò che rende la famiglia oltremodo peculiare è l’essere vittima, da diverse generazioni, della “maledizione dei Benati” che vede i membri maschi scomparire per un lasso di tempo.

Una “visione”, improvvisa quanto psichedelica, spinge Pietro a diventare chitarrista, ma per quanto si dia da fare nel perseguire il suo sogno di diventare una rockstar, s’infrange in una serie di fallimenti che hanno come unico effetto positivo quello di poter conoscere Andrei La muerte, personaggio liberamente ispirato al mitico musicista pisano Dome La Muerte, altro “randagio” con cui Pietro riesce a costruire un rapporto di amicizia autentica.

marco amerighiLa storia decolla quando Pietro si trasferisce a Madrid per studiare: è una città sotto choc per i terribili attentati di Atocha, incredula, avvolta da un’atmosfera irreale, le luci scintillanti sono offuscate dalla nube nera del terrorismo. In questa città somigliante a un pugile che barcollando tenta di rialzarsi, Pietro conosce Dora, ragazza apparentemente risoluta che nasconde grosse fragilità e Laurent, gigolò con l’hobby delle droghe: i tre dopo essersi annusati capiscono di essersi finalmente “trovati” e alla fine fanno branco. Sono i “randagi”, il loro legame si dimostrerà molto più forte di quanto possano mai neanche immaginare.

Amerighi descrive un’intera generazione: forse la prima della nostra epoca ad assistere impotente allo sgretolarsi delle certezze dei padri, a sentirsi tradita, la prima a veder arrivare da lontano le luci di quel potente treno digitale che ha stravolto le nostre vite (Il testo dei messaggi con il font del leggendario Nokia l’ho trovato una vera chicca) e forse la prima ad avere come unica certezza che non esistono certezze.

È una generazione di passaggio. Con uno stile proprio, ben riconoscibile, a mio modesto parere un misto tra la nitidezza lessicale di Cognetti e le acrobazie stilistiche di Julio Cortàzar, Marco Amerighi fa sorridere, commuove, riesce a dare un’identità chiara a questa generazione di randagi che anche chi sta scrivendo la recensione del romanzo conosce molto, forse troppo, bene.

Vittorio Cotronei